In questi ultimi giorni, se già non ve ne siete accorti, si fa un gran parlare di Paperman, il cortometraggio della Disney candidato all’Oscar. Il video imperversa sulla rete rimbalzando da una parte all’altra, con entusiastici commenti circa la bellezza delle immagini, la fluidità delle stesse, per non parlare della commozione suscitata dalla storia. Ma siamo sicuri che questa sia del tutto originale?

Se in tanti si sono accorti dell’ultima novità in casa Disney, sono in pochi ad essersi resi conto che la storia non brilla certo di pura autenticità. Tra questi pochi ci siamo io e qualche amico, che immediatamente ci siamo confrontati sulla materia, riscontrando una similitudine eccessiva con quest’altro video, tratto da Paroles en l’air dell’animatore francese Sylvain Vincendeau, utilizzato per Agosto dall’album In Circolo dei Perturbazione, un gruppo musicale italiano.

Paperman si fa innovatore portavoce di una tecnica di animazione che fonde perfettamente immagini disegnate a mano e immagini rielaborate al computer, tanto che in alcune scene quasi si può vedere il gustoso tratto delle matite. Creato da un piccolo e innovativo team della Walt Disney Animation Studios, il regista coordinatore del progetto è l’esordiente John Kahrs. Molto azzeccata l’ambientazione: una metropoli di inizio ‘900 resa con un luminoso bianco e nero, da cui si stacca solamente il rosso del conturbante rossetto. Per il video di Agosto la tecnica utilizzata invece è molto più classica, volutamente quasi grezza.

Senza farvi influenzare dalle mie parole guardate pure entrambi i video. Una volta fatto ditemi se le storie non si assomigliano fin troppo. Il soggetto è: un protagonista trova come espediente per attirare l’attenzione dell’amata nel palazzo di fronte di lanciargli degli aeroplani di carta, dopo vari tentativi i due finalmente si trovano. Il fatto che lo stesso soggetto già compaia in un’animazione del 2004, non può essere un caso trascurato da un’azienda come la Disney che fattura quasi 50.000 miliardi di dollari.

Il video francese oltretutto nella sua diversità narra una poesia molto più delicata ed entusiasmante: le presunte sventure dell’amante nel non riuscire a raggiungere l’amata, amplificano la passione che si sprigiona dalla storia, perché tutti i vicini e gli sconosciuti sono raggiunti dalla sua gioia e sono resi partecipi di quell’amore che ancora non riesce ad arrivare a destinazione, ma che nel frattempo è condiviso.

Quando poi all’amata finalmente giunge l’aeroplano, lei risponde con il medesimo mezzo, ma non sapendo a chi indirizzarlo si abbandona fiduciosamente al caso, come a conferma che l’amore possa o debba essere indirizzato a chiunque, come da chiunque infatti le è giunto. Il foglio lambisce tutti gli altri partecipanti che fanno il tifo per la coppia, e che ancora vengono emozionati come gli stessi spettatori. Il vento infine mette a posto ogni cosa.

Paperman racconta invece la storia trita e ritrita di due sconosciuti che si incontrano sui mezzi pubblici, s’infatuano all’istante, ma che poi la realtà porta distanti. Soltanto la caparbietà di uno dei due riuscirà a suggellare quell’amore iniziale, solo ipotizzato. L’aggiunta della Disney è un risolutivo tocco di magia fin troppo facile, che non dà nulla di più alla storia, se non risolvere l’impasse oggettivo che altrimenti non avrebbe proprio reso possibile la storia.

Tra la visione dei cortometraggi e questo articolo vi sarete sicuramente fatti una vostra idea, e così presumibilmente anche un paio di avvocati se la faranno nei prossimi giorni. Io stesso, scrivendo l’articolo e mettendone a confronto le storie mi sono fatto un’idea, ma diversa da quella di partenza. Le due storie infatti non sono per niente uguali: è molto meglio quella dell’animatore Sylvain Vincendeau.

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ultimo aggiornamento: 06-02-2013