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Dimensioni, forme e linee di questa piccola smart car sanno più di prototipo sperimentale che di auto di serie e il design che ricorda vagamente alcuni film di fantascienza anni ‘90 rende quest’auto futuribile, ma al tempo stesso attuale. Parte di un futuro ormai tangibile la XL1 ci presenta il futuro oggi, fatto di coefficienti di resistenza aerodinamica bassissimi, materiali estremamente performanti e leggeri e mai a discapito della sicurezza dei due passeggeri inseriti in una solida cellula realizzata in fibra di carbonio, una monoscocca dal peso piuma di 230 kg realizzata con la nuova tecnica aRTM (Advanced Resin Transfer Moulding).

La Volkswagen LX1, infatti, pesa appena 795 kg, di cui 227 kg per il propulsore inclusa la batteria, 153 kg per il telaio e 230 kg per la carrozzeria compresa di porte, parabrezza con tecnologia a vetro sottile e monoscocca in carbonio.
La scelta di limitare a due i posti di questo veicolo è coerente con le richieste del mercato fatto sempre più da persone che si muovono in solitaria nel traffico e offre l’opportunità di accorciare le dimensioni e quindi i pesi complessivi che la caratterizzano. Un telaio che pesa appena 153 kg accoglie batterie ad alta efficienza, un propulsore elettrico che eroga 27 CV di potenza e un motore bicilindrico Diesel 800 cc da 48 CV uniti in un sistema ibrido plug-in che garantisce al veicolo percorrenze record fino a quasi 100km con un litro di carburante e 50km in full electric.

Poche linee riescono a completare il disegno di muso e fiancate di questo piccolo gioiello tecnologico made in Germany a due posti che per evidenti questioni aerodinamiche è caratterizzato da una coda drasticamente tronca Kamm Tail style. Una coda stilisticamente risolta da un semplice e lineare gruppo ottico a led orizzontale che dal colmo dello spoiler lateralmente scende verso il basso delle fiancate e conferisce al retro del veicolo uno sguardo “triste”, vagamente somigliante alla soluzione adottata nell’Audi A7 Sportback, quasi a voler confermare la paternità tedesca del progetto Volkswagen e degli studi sulla coda tronca condotti e firmati negli anni ‘30 dall’ingegnere aerodinamico tedesco Wunibald Kamm, studi applicati anche in auto sportive come l’Alfa Romeo Giulia TZ del ’65.

Anche il muso è tagliato orizzontalmente da una lineare placca chiusa in materiale plastico che ricorda una calandra e continua diventando prima faro, poi indicatore di direzione per poi scendere e creare due C fatte di luce a led rivolte di nuovo verso il centro che conferiscono alla XL1 uno sguardo meno sterile e più personale, accattivante e sobriamente aggressivo.

Ogni estrusione e scalino è stato smussato o eliminato a favore di una superficie continua che agevola il passaggio dei fluidi e lascia scivolare l’aria in una soluzione aerodinamica e senza ostacoli. Solo anteriormente una timida venatura ricorda la presenza di un paraurti in tinta con la carrozzeria mentre posteriormente il paraurti lascia spazio a un estrattore che agevola l’uscita dell’aria dal fondo della macchina.

La copertura delle ruote posteriori oltre ad assumere ancora un’indiscutibile valenza aerodinamica ricorda quei tentativi dal sapore futuristico proposti nei prototipi dei gloriosi anni ’70 ed enfatizza la già forte somiglianza della XL1 con i prototipi aerodinamici e leggeri della eco marathon, grazie anche all’uso di pneumatici molto stretti che limitano gli attriti, la forma che si rastrema verso il posteriore e le dimensioni molto contenute dell’auto che appare quasi come un fuori scala, più piccola di quanto ci si potrebbe aspettare considerando che è lunga 3.888 m, larga 1.665 m, più corta di una Polo, più bassa di una Porsche Boxster e che vanta emissioni di CO2 di appena 21 g/km.

Una venatura corre orizzontalmente lungo il basso della fiancate e curva improvvisamente verso la base del battistrada posteriore rompendo con eleganza la monotonia del volume che compone la fiancata, donando rigidezza alle superfici degli sportelli e sottolineando il volume di un robusto longherone. La stessa linea specchiata verso l’alto delinea la base delle superfici trasparenti dei finestrini e dona equilibrio al profilo generale del mezzo che dal muso alla coda è superiormente risolto da un arco che delinea bordi del parabrezza, tettuccio e sfugge diventando una retta veloce che cade verso il posteriore troncato.

Una linea tangente al parafango anteriore delinea il volume laterale dell’auto correndo lungo tutta la fiancata mentre due semplici placche in tinta con il resto della carrozzeria nascondono le maniglie a scomparsa degli sportelli che si aprono ad ali di gabbiano, a vantaggio di un più agevole accesso nell’abitacolo, e donano alla XL1 un aspetto futuristicamente retrò che ricorda la leggendaria Mercedes-Benz 300 SL.

Inutile cercare gli specchietti retrovisori. Guardando più in basso, inserite negli sportelli all’interno di piccoli telai che fingono di essere uno sfogo per l’aria, troveremo due microcamere che trasferiscono l’immagine ripresa in due monitor lcd incastonati nella parte interna delle portiere. Entrando nell’abitacolo si ha la sensazione di immergersi in una seduta ergonomica e avvolgente, e di essere circondati dalla fibra di carbonio presente nella plancia, nelle razze del volante, nel corpo centrale e in molti dettagli e comandi disposti in maniera razionale e a portata di mano come da tradizione Volkswagen.

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Il lunotto lascia spazio a una griglia che sembra più un dettaglio immerso nel bianco della Discovery One di Stanley Kubrick che uno sfogo per il raffreddamento del propulsore; poche linee giustificano la presenza di un terzo stop davvero minimal e incorniciano la scritta XL1 con font proprietario dall’aspetto hi-tech che appare anche sulle due fiancate. Aprendo il portellone posteriore è possibile vedere la grande ventola di raffreddamento del propulsore posto subito dietro l’abitacolo e un piccolo bagagliaio in carbonio a vista in cui è stampato il nome dell’auto, LX1, appena sopra lo stemma Volkswagen incastonato al centro della coda e del bianco di questo modello.

La fluidità delle linee della XL1 affonda le radici nell’eredità di una tradizione del design di cui Volkswagen è gelosa, una scelta stilistica riconoscibile in quell’essenzialità che ha fatto di alcuni oggetti delle vere e proprie iconiche opere d’arte caratterizzate da un classico equilibrio che le ha rese eterne e mai scontate, sempre attuali, efficaci ed amate. Un modello di auto che punta alla sostenibilità. Con una velocità massima autolimitata di 160 km/h e un’autonomia complessiva dei due motori pari a 550 km, la Volkswagen ancora una volta dichiara apertamente di esserci con un’auto che mostra ufficialmente in quale direzione stia puntando il futuro scelto dalla casa tedesca.

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ultimo aggiornamento: 07-10-2016