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Ligne Roset si è presentato a IMM Colonia a MAISON & OBJET con numerose novità. Qui di seguito vi raccontiamo alcuni dei nuovi design.

Slice di Pierre Charpin, ha quasi 20 anni, è stato ideato nel 1998. È costituito di una struttura in legno e schiuma, rivestita in lana (100% lana vergine) sfoderabile. A prima vista assomiglia a una banale
poltrona. Tuttavia, la sua peculiarità è la possibilità di aggiungere un numero infinito di sedute colorate. La sensazione che si impone guardando gli oggetti e i prodotti disegnati da Pierre Charpin è potente e immediata. Formalmente conciso ed elementare, il suo linguaggio plastico colpisce per l’attenzione alla «precisione», per il rigore nei confronti della forma scelta e per l’assenza di qualsiasi artificio, trucco o strategia di seduzione. Tuttavia, siamo lontani da eventuali razionalismi dimostrativi o austerità dogmatiche. Al contrario l’impiego del colore, l’imprevedibilità di certe
forme e proporzioni, la rivendicata libertà del loro assemblaggio creano una sorta di gioco ricorrente tra vuoto e pieno, un paesaggio mutevole, delicato, più accogliente che severo.

Un’ottima occasione per ripassarne la storia. Concepito nel 1996 e realizzato nel 1998 da Cinova, viene prodotto e commercializzato su una scala che si potrebbe definire «confidenziale». È la galleria Kreo che a partire dal 1999 si incarica della sua diffusione, contribuendo a farlo conoscere e far entrare la sua immagine colorata nel vasto «paesaggio» del design contemporaneo degli anni Duemila. La felice decisione di Ligne Roset di rivisitare Slice in una versione dal comfort più moderno fa intravedere una nuova vita per questo modello, più in sintonia con le intenzioni originarie del progetto, cioè proporre una seduta accessibile, di forma classica, grazie al richiamo evidente alla poltrona Club, e al tempo stesso di utilizzo attuale, grazie all’aggiunta di pouf che permettono di variare le dimensioni della seduta anche all’infinito, se si lascia che l’immaginazione valichi le frontiere dei nostri spazi domestici.

La scomposizione in fette collega in modo chiaro Slice a una stirpe di sedute imbottite che va dalla serie ABCD di Pierre Paulin all’Additional Living System di Joe Colombo, passando per le poltrone Cubo e
Sancarlo di Achille Castiglioni, creazioni in cui la giustapposizione di schiume di diverse densità ha dato vita a un nuovo tipo di comfort, più polifonico che semplicemente morbido. Tuttavia, nel caso di Slice questa scomposizione strutturale offre anche e soprattutto la possibilità di confrontarsi con un altro infinito, altrettanto vertiginoso, quello della giocosa combinazione dei colori, pensata per
esprimere al meglio la sensibilità di ciascuno. Se non c’è dubbio che Slice sia una seduta, è evidente che si tratta anche di un oggetto concepito per invitarci a vivere con il colore. Un invito a rilassarsi, se non addirittura a dimenticare se stessi nel colore.

Passando all’illuminazione, troviamo Asola di Evangelos Vasileiou, una lampada da tavolo che strizza l’occhio agli anni 70-80 sia per il materiale impiegato nella sua realizzazione, l’acciaio perforato e il colore bianco, sia per la forma stilizzata a fungo, che richiama lampade emblematiche del periodo, tra cui la lampada Nesso disegnata nel 1967 da Giancarlo Mattioli o la lampada Shogun di Mario Botta disegnata nel 1986 (Artemide).

Il metallo perforato, oltre all’aspetto decorativo, presenta una duplice funzionalità: lascia circolare il calore e filtra naturalmente la luce. La linearità estrema delle forme della lampada Asola, che associa semplicemente due cilindri di diversa altezza e diametro, le dona risalto, garanzia sicura di seduzione senza tempo. Lampada da tavolo con stelo e abat-jour costituiti da due cilindri in acciaio perforato. La parte superiore dello stelo cilindrico presenta una cupola antiabbaglio in acciaio lavorato a sbalzo. Finitura in laccato epossidico bianco. Cavo elettrico bianco. Interruttore manuale.

Bandaska di Dechem Studio, fondato a Praga nel 2012 da Michaela Tomišková e Jakub Janďourek, è un insieme di 3 vasi in vetro di Boemia, prodotti in Cecoslovacchia. Molto difficile da produrre a causa del
pigmento molto diluito nel vetro, ogni vaso, soffiato a bocca, è pertanto unico. Gli spessori sono tutti leggermente diversi.

Il cristallo di Boemia è una varietà divetro all’ossido di piombo, trasparente e chiaro come il cristallo
di roccia (sinonimo di un quarzo trasparente non colorato). Nel XVIII secolo la Boemia entra nella storia dell’industria del cristallo grazie alla qualità dei suoi operai vetrai. La designazione Cristallo di Boemia rinvia più in particolare al cristallo di ottima qualità prodotto nella regione della Boemia in Repubblica Ceca. È conosciuto a livello mondiale per la sua chiarezza e la sua magnifica e complessa incisione.

Patrick Zulauf, designer svizzero residente a Basilea è l’autore di Brass Bell, una lampada da lettura che affascina soprattutto per lo stelo inclinabile, che permette di avvicinare comodamente la fonte luminosa all’utilizzatore. La sobrietà dello stelo laccato nero valorizza la finitura in ottone dorato dell’abat-jour in vetro borosilicato. Il vetro borosilicato ha un limitato
coefficiente di dilatazione termica ed è poco sensibile agli shock termici. Dopo il rame, assistiamo al ritorno dell’ottone nelle nostre case. Calda lega di rame e zinco, l’ottone è l’unico metallo in grado di imitare l’oro. Si distingue per il colore, che varia dal rosa al giallo, in funzione delle proporzioni variabili di rame e zinco che contiene.

Ad abat-jour spenta, presenta un aspetto in ottone dorato. Quando è accesa, il vetro ottonato diventa trasparente, lasciando intravedere la lampadina con un sorprendente effetto ologramma. L’abat-jour della lampada da lettura è orientabile (alto/basso e rotazione a 360°). La lampada Brass bell è inoltre disponibile come sospensione con 1 abat-jour e 3 abat-jour, con le stesse caratteristiche.

Car Light di Nathalie Dewez è il risultato dei lavori del primo laboratorio «Glass is tomorrow» del luglio 2013 a Boda (Svezia). «Glass is tomorrow» è un programma europeo di ricerca
sul vetro lanciato dal centro belga Pro Materia. In questo contesto, Nathalie Dewez si è ispirata ai fari delle automobili utilizzandoli nelle sperimentazioni condotte con i vetrai. È possibile riprodurre artigianalmente i vetri striati e incisi dei fari (per attenuarne l’abbagliamento e facilitarne la diffusione) e utilizzarli per creare una lampada da interni?

Soffiando a bocca il vetro in uno stampo cilindrico rivestito internamente da una griglia, Nathalie Dewez ha ottenuto delle cupole con superficie in rilievo. Ogni lampada in vetro così realizzata è un pezzo unico, che proietta il disegno della sua aura luminosa sul piano che la ospita e sulle pareti circostanti. Nel 2016, Nathalie Dewez decide di applicare lo stesso processo di fabbricazione a una collezione di vasi di vetro. Soffiando il vetro in un tubo di cartone rivestito con una griglia, si ottengono vasi con il motivo desiderato in rilievo. Il procedimento artigianale produce forme uniche
il cui diametro irregolare varia, sullo stesso pezzo, tra 14 e 16 cm. Proposta in quattro colori: trasparente, ambra, grigio e prugna. Vaso in vetro soffiato a bocca in uno stampo cilindrico rivestito
internamente con una griglia. Il procedimento permette di ottenere forme irregolari sempre diverse, incise in rilievo. Ogni vaso è quindi un pezzo unico. Quattro colori: trasparente, ambra, grigio e prugna.

Esigenza, eleganza, perennità sono le parole chiave che esprimono il percorso di Marie Christine Dorner, creatrice di Demi-Teintes. La singolarità del lavoro di Marie Christine Dorner è associata all’esigenza della ricerca di materiali, all’evidenza del discorso e alla raffinatezza della realizzazione.
Come riflettere senza aggredire? La risposta è in «Demi-teintes». Questi specchi, in versione rettangolare da appendere o in versione alta da appoggiare al pavimento, consentono di riflettere l’ambiente in tonalità grigio o bronzo, ma anche di riflettere chiaramente ciò che si cerca di vedere bene. Uno specchio può nasconderne un altro… Modello piccolo – Vetro bronzo a specchio, cornice in noce massello, + vetro a specchio rotondo incollato scentrato bordo impiallacciato noce, dimensione 80 x 110. Per il modello grande – Vetro fumé a specchio, cornice in noce massello, dimensione 70 x 180 + vetro a specchio inserito scentrato 35 x 180 bordo impiallacciato noce. Ogni specchio può essere posizionato verticalmente o orizzontalmente

Con Headlight, una lampada a stelo, Lara Grand, prosegue il suo lavoro di ricerca su una tematica analoga: in questo caso, la generosa fonte di luce diffusa può essere orientata agendo sul supporto circolare. In questo modo è possibile regolare il grado più o meno diretto o indiretto dell’illuminazione prodotta. «L’idea della lampada Headlight è nata mentre conducevo ricerche sui fari di mare. La mia attenzione è stata attirata dalla duplice funzione del faro, ovvero un punto di riferimento fisso nello spazio ma anche una guida notturna, grazie al movimento della fonte luminosa. Ho adattato questa idea all’universo domestico al fine di creare una fonte luminosa multifunzionale. Una semplice rotazione permette di ottimizzare la luce e di rispondere a diverse esigenze di illuminazione diretta o indiretta. La base della lampada a stelo consente di orientare la fonte attorno a uno stesso asse. Pratica e maneggevole, è utile in ogni circostanza». Lampada a stelo con struttura in acciaio laccato epossidico nero satinato. Diffusore circolare orientabile in PMMA. Cavo in tessuto nero e interruttore-dimmer a pavimento nero.

Hampton di Éric Jourdan è un autentico omaggio al celebre architetto americano Mies van der Rohe, autore del Seagram Building di Park Avenue, a New York. La presenza del vetro, associato al legno massiccio, regala a questo mobile trasparenza e modernità. «Quando disegno dei mobili, mi piace innanzitutto rielaborare delle idee architettoniche. Per il modello Hampton sono stato chiaramente influenzato dalla sublime «Farnsworth House» disegnata da Mies van der Rohe. La combinazione di ciliegio e vetro è presente sia nell’architettura della casa che nella struttura del mobile». Il lavoro sul colore ruota attorno al blu, «che dà energia» e al rosa, «più incongruo, diverso, quasi POP», spiega Eric Jourdan.

Marie Antoinette di Noé Duchaufour-Lawrance è una mini collezione di 2 vasi in maiolica smaltata di colore bianco-rosa (Marie) e biancogrigio/ blu (Antoinette), realizzati con la tecnica della tripla cottura: 1a cottura, smaltatura bianca; 2a cottura, colorazione (blu-grigio o rosa), lo smalto si vaporizza in polvere; 3a cottura, ottenimento di una smaltatura craquelé mediante «sovracottura». Questa doppia colorazione «craquelé» è un’autentica prodezza tecnica. I vasi sono firmati nella parte inferiore.

«Un dandismo al femminile, raro, danzante e leggero». Per lo storico del design Brice d’Antras Mathilde Bretillot «pratica con il necessario rigore un dandismo del design al femminile». Creatrice di opere plurali e al tempo stesso singolari, Mathilde Bretillot interroga l’ambiente contemporaneo e sposa l’universo del lusso per fornire risposte globali, vive, sensibili e ragionate. Di volta in volta designer, architetto d’interni e scenografa, dà forma al proprio lavoro
partendo sempre da un dialogo serrato con i committenti. Mathilde è un applique specchio girevole. Corpo dell’applique in metallo con cornice in vetro a specchio e centro in vetro sabbiato. Lo specchio è fissato su un braccio girevole in acciaio ed è laccato blu notte su un lato e riflettente sull’altro. È percepibile un’influenza degli anni Sessanta francesi, con particolari reminiscenze del modernismo di Charlotte Perriand.

Infine, Nani di Frédéric Sofia, che a prima vista, sembra appartenere al livello base,
facilmente confondibile con l’archetipo dell’illuminazione: una base, uno stelo e un abat-jour. Lungi dal voler imporre la sua presenza nella stanza che la ospita, Nani si accontenta umilmente di rischiararla, svelarla, esaltarla, limitando il ruolo della luce alla sua funzione primaria. Eppure, guardandola più da vicino, saremo conquistati dallo humour dell’abat-jour leggermente di traverso, come un copricapo spostato da un colpo di vento birichino. E ci rallegreremo di possedere un oggetto bello, accuratamente
realizzato con materiali naturali come il rovere massello tornito o nobili come il vetro soffiato a bocca opalino bianco. Base e stelo in rovere naturale massello tornito. Abat-jour in vetro soffiato a bocca opalino bianco. Cavo elettrico in PVC bianco. Interruttore manuale.

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ultimo aggiornamento: 22-01-2016