Promosso da Sir James Dyson, omonimo fondatore del colosso inglese di elettrodomestici, il premio vuole promuovere la cultura del design come attitudine problem solving in grado di migliorare la vita grazie ad un’innovazione intelligente, pensata per le persone e per l’ambiente in cui vivono.

Una, solo apparentemente venale, la novità di quest’anno: ad aumentare significativamente è infatti il montepremio del concorso, che assegna al primo classificato un benefit di 30.000£, a cui si aggiungono 10.000£ per dipartimento di design a cui lo studente fa riferimento. La considerazione sull’entità pecuniaria del premio ha però una ragion d’essere ben precisa: tale aumento non vuole solo fare un favore al prescelto, ma si giustifica con la volontà di sostenere i vincitori nell’ingegnerizzazione del loro prodotto e nel lancio della propria start up. Eh sì, perchè un bel prototipo ha valore solo se riesce ad affermarsi commercialmente, imponendo -o almeno aprendosi una nicchia- sul mercato di riferimento i valori di rinnovamento sociale e ambientale di cui si fa portatore.

Il prototipo Ginkgo, l\\'ombrello vincitore dell\\'edizione italiana del James Dyson Award 2012


Il prototipo Ginkgo, l\\'ombrello vincitore dell\\'edizione italiana del James Dyson Award 2012
Il prototipo Ginkgo, l\\'ombrello vincitore dell\\'edizione italiana del James Dyson Award 2012
Il prototipo Ginkgo, l\\'ombrello vincitore dell\\'edizione italiana del James Dyson Award 2012

Per questo, abbiamo deciso di riprendere una vecchia storia – ma non per questo meno rilevante o passata nel dimenticatoio – e vedere come procede, se la messa in porduzione continua e quanto manca. Protagonista, il vincitore italiano dell’edizione 2012 del James Dyson Award, Gianluca Savalli, co-progettista (insieme a Federico Venturi) dell’ombrello Ginkgo. Il quale, nelle domande che seguono, ci parla dello stato dell’arte del suo progetto, e di quanto sia facile -o difficile, vedete voi- passare da un progetto su carta ad un prodotto che funziona.

Il consumo di ombrelli usa e getta raggiunge nel mondo dei numeri altissimi, con le ricadute ambientali che possiamo immaginare: è questo lo spunto che ha ispirato lo sviluppo dell’ombrello Ginkgo?
In realtà il progetto è nato dalla volontà di creare un ombrello più resistente di quelli attuali. Abbiamo scelto la plastica infatti perché in grado di flettersi e di resistere agli urti elasticamente, senza piegarsi. Successivamente, in fase di ricerca, abbiamo scoperto quanti ombrelli rotti vengono gettati e dispersi nell’ambiente ogni anno, circa un miliardo. Con quel numero davanti abbiamo deciso di rendere Ginkgo anche completamente riciclabile, progettandolo per essere realizzato interamente in un solo materiale ecosostenibile, il polipropilene.

Quali sono le caratteristiche tecniche che fanno di Ginkgo un progetto ad alto tasso di innovazione?
Tutte le innovazioni tecniche sono dovute all’utilizzo della sola plastica. Come abbiamo già detto Ginkgo è completamente riciclabile. Siamo stati in grado di ridurre il numero di componenti da circa 120 degli attuali ombrelli ad appena 20, tutti ottenuti per stampaggio. Il braccio, ad esempio, è realizzato in un unico pezzo flessibile e ripiegabile tramite giunture integrate, mentre i normali braccetti sono composti da almeno 8 parti assemblate. Il montaggio è molto semplice e veloce, realizzato esclusivamente tramite incastri snap-fit ad alta affidabilità. Ed il risultato è un ombrello molto resistente, e personalizzabile in ogni componente.

A che punto è lo sviluppo del vostro prodotto? Quali strategie avete intrapreso per farvi strada sul piano commerciale? Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato?
In questo momento abbiamo terminato la fase di prototipazione, stiamo stringendo gli accordi con i nostri produttori e valutando le proposte di diversi distributori. La principale difficoltà è ovviamente trovare i fondi per iniziare la produzione, realizzare una serie pilota e partire con la raccolta degli ordini. Per questo motivo ci siamo rivolti al crowd funding, raccolta di fondi su internet. La piattaforma di Indiegogo permette a chiunque sia interessato al nostro progetto di finanziarlo con un’offerta, in cambio della quale può ricevere l’ombrello stesso una volta prodotto. E’ un metodo di finanziamento poco conosciuto in italia, ma sicuramente molto efficace, e che fino ad adesso ci ha premiati.


Il prototipo iniziale di Ginkgo è stato elaborato tra i banchi del Politecnico di Milano. Siete ancora in contatto con l’Università? Avete ricevuto un supporto che andasse oltre il vostro progetto d’esame?

La fondazione Politecnico e l’acceleratore d’impresa del Politecnico ci hanno dato un aiuto fondamentale nel passare dall’idea dell’oggetto in sè alla realizzazione di un progetto industriale. La collaborazione è nata durante il concorso Idea 2 Product 2011 Italy, che abbiamo vinto. Era la prima volta che mostravamo Ginkgo al pubblico, ed è stata una grande opportunità per entrare in contatto con finanziatori e stampa. Ad oggi siamo ancora in stretto contatto con l’acceleratore, abbiamo una postazione di lavoro nei loro locali e stiamo ancora collaborando su diversi fronti.

Non sempre il design, come lo conosciamo ai nostri giorni, si trasforma in una pratica orientata al problem solving. Dal tuo punto di vista quale dovrebbe la priorità della disciplina? Il design può salvare il mondo?
Salvare il mondo forse è eccessivo, ma può e sicuramente deve migliorare la quotidianità delle persone. Il design, nell’accezione italiana, diventa sempre più moda commerciale allontanandosi da quello che è il significato della parola: progettazione. Il vero design non è l’oggettino futile sovraprezzato, non è immagine, non è una scultura. Il vero design parte da un bisogno concreto dell’uomo, e cerca di soddisfarlo intelligentemente nel modo migliore. Su questo dovrebbe concentrarsi l’insegnamento del design.

Sei il vincitore del James Dyson Award 2012 per l’Italia. Cosa pensi dei progetti vincitori negli altri paesi? Hai notato una differenza di approccio o un salto qualitativo tra i prodotti pensati nel Belpaese o all’estero?
La vittoria del James Dyson Award è stata una grande soddisfazione. Oltre al riconoscimento in denaro che ho investito per sviluppare ulteriormente il prototipo, la visibilità sui media è stata di supporto per far conoscere il progetto ai più. Alcuni dei progetti erano davvero molto interessanti, dai più azzardati ai più concreti. Purtroppo nessuno dei miei preferiti ha vinto! Osservando anche gli altri progetti internazionali, sono rimasto sorpreso dall’inventiva di alcuni. Più volte mi son detto “ma come mai non ci hanno pensato prima, e come hanno fatto a non vincere?!”. Sicuramente non sono mancati anche quelli che mi hanno lasciato perplesso… Però in linea di massima scorrendo i progetti italiani ho riscontrato una certa mancanza di contenuti. Molti oggetti erano sicuramente carini e spendibili, ricordo molto arredamento, ma il tutto era incentrato sul gusto, e non sull’effettivo bisogno. Ed è un peccato, perchè avendo conosciuto in questi anni molte start up come noi posso dire per esperienza che abbiamo in Italia idee a dir poco geniali, che devono solo trovare il modo di emergere.

Il prototipo Ginkgo, l’ombrello vincitore dell’edizione italiana del James Dyson Award 2012

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ultimo aggiornamento: 23-05-2013