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La sensibilità per l’arte, l’uomo e la natura che caratterizzano Oikos sono stati gli elementi chiave dell’incontro con Giorgio Andreotta Calò. Fondamentale è stata la scelta dei colori, che potessero diventare “i suoi colori”, materia plasmabile che potesse rappresentare la sua arte e la sua poliedrica personalità.

Al centro delle cronache internazionali ben prima della sua inaugurazione, il Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani sta già facendo parlare di sè con le tre riuscitissime installazioni di Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò. Oikos materia e colore per l’architettura ha sponsorizzato l’installazione di Giorgio Andreotta Calò, dove l’aspetto ambientale gioca un ruolo di primo piano in Senza titolo (La fine del mondo): l’intervento realizzato dall’artista culmina in un iter espositivo che assorbe i sensi di chi lo percorre. Un omaggio straniante a La fine del mondo dell’antropologo Ernesto de Martino, in un gioco specchiante tra l’universo degli inferi e quello terrestre.

In un contesto di prestigio come la Biennale di Venezia, il colore di Oikos diventa il protagonista, capace di trasformarsi in materia per l’arte come avviene nell’interpretazione di Calò. Una materia espressiva, frutto di una sensibilità attenta all’arte e alla natura. Il colore come elemento chiave del benessere negli ambienti cardine della filosofia Oikos, al Padiglione Italia combina la sua sensibilità all’uomo e all’ambiente con l’attenzione al rispetto e alla valorizzazione della storia del nostro Paese.

credit image by Press Office Oikos

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ultimo aggiornamento: 17-05-2017