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Il Patrimonio Culturale ed Artistico italiano, lo sappiamo, è immenso. E’ così esteso, che ammirarlo nella sua interezza è l’impresa di una vita e i suoi gioielli, spesso nascosti, non aiutano. Per fortuna ogni anno si ripetono le Giornate di Primavera, organizzate dal FAI, e da sei anni sponsorizzate da Ferrarelle, che per l’occasione apre le porte al suo Parco Sorgenti di Riardo.

I giorni prescelti sono sabato 25 e domenica 26 marzo, mentre i beni aperti al pubblico sono ben 1000 in tutta Italia, tra cui il Parco Sorgenti di Riardo, la splendida area campana e casertana di 135 ettari che custodisce le fonti delle acque minerali Ferrarelle, Santagata e Natía e gode del patrocinio della Fondazione. La collaborazione tra FAI e Ferrarelle è stata avviata nel 2010, proprio grazie al progetto di valorizzazione del Parco Sorgenti di Riardo, consistito in interventi di tipo agricolo ed architettonico come la messa a dimora di colture storiche del compendio, la piantumazione di alberi e soprattutto ulivi, il restauro conservativo dell’antica Masseria Mozzi e l’istituzione dell’azienda agricola biologica Masseria delle Sorgenti Ferrarelle. Oggi il Parco Sorgenti è aperto tutto l’anno e visitabile su prenotazione, e sarà aperto anche durante le Giornate FAI di Primavera dalle ore 10.00 alle 13.15, con partenza dal punto FAI, visita alle linee di imbottigliamento, percorso nel Parco e arrivo in Masseria Mozzi con possibilità di pranzare su prenotazione.

A Milano, i beni da visitare sono molti, ma i più particolari e consigliati sono due: Ca’ Granda, l’Archivio Storico dell’Ospedale Maggiore e Palazzo Crivelli. Quest’ultimo, situato nel cuore di Brera, in Via Pontaccio, è considerato uno degli edifici più prestigiosi del ‘700 milanese, prende il nome dalla famiglia dei proprietari. I Crivelli, infatti, furono una delle più importanti e antiche famiglie della nobiltà milanese che, elevati fino al titolo di marchesi, diedero al mondo personaggi di grande cultura e membri di spicco dell’alta gerarchia ecclesiastica. In un tripudio di affreschi e lampadari luccicanti, il Palazzo ha tre piani e presenta una facciata sobria ed elegante. L’interno riflette appieno la tradizione milanese dell’epoca: oltrepassato il portone ci si immerge nel clima sontuoso dei loggiati del cortile centrale, dei saloni affrescati e del magnifico scalone settecentesco a due rampe in puro stile barocchetto lombardo. La sala di maggior impatto è quella situata di fronte all’ingresso del Palazzo. Affacciata sul giardino, è composta da un unico spazio con soffitto affrescato. Da questa si accede alla Sala Accoglienza semplice e armoniosa con pareti neutre e soffitto istoriato a personaggi e scorci prospettici tipicamente seicenteschi.

Lo “Spedale dei Poveri”, invece, ha una storia completamente diversa. Nasce per volontà di Francesco Sforza duca di Milano e di sua moglie Bianca Maria Visconti in segno di gratitudine a Dio per la conquista del Ducato. E’ il Duca in persona che fonda l’ospedale mediante un atto datato 1 aprile 1456, ancora conservato nell’archivio. L’ospedale nacque con l’intento di razionalizzare il sistema sanitario della città, fino alla metà del ‘400 organizzato in più di venti piccoli nosocomi disseminati nel territorio cittadino. L’Archivio storico dell’Ospedale, con gli uffici amministrativi e di Presidenza della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico furono edificati nel 1637, nell’ambito dell’ampliamento dell’antico complesso ospedaliero intrapreso con l’eredità del Carcano. Si tratta di due ambienti, destinati ad accogliere le riunioni del “Capitolo” ovvero il consiglio d’amministrazione ospedaliera che si riunì in questi luoghi fino al 1796. Il “Capitolo d’estate” era fra i più vasti ambienti ad uso profano presenti a Milano nel XVII secolo; la sala è caratterizzata da una copertura a volta divisa in lunette, dipinta da Paolo Antonio de’ Maestri detto “il Volpino” nel 1638, la decorazione è peculiare e si ispira alle allegorie mariane descritte nell’antico testamento e alle litanie lauretane con un chiaro richiamo alla dedicazione dell’Ospedale all’Annunciata. La sala minore detta “Capitolo d’inverno” o “Capitoletto” è impreziosita da un arredo fisso in noce, sobrio ed elegante, realizzato tra il 1767 e il 1770 per contenere i documenti. Il rivestimento ligneo rendeva inoltre fruibile l’ambiente nei mesi più freddi offrendo uno spazio più confortevole per le riunioni dei deputati. Entrambi i locali sono anticipati verso il cortile d’onore, oggi il chiostro principale dell’Università, da un vestibolo monumentale in pietra.

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ultimo aggiornamento: 22-03-2017