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Entrare a Palazzo Reale, Milano, alla mostra di Studio Azzurro (aperta fino al 4 settembre), vuol dire perdersi in mondi diversi, fatti di suoni e di Immagini Sensibili. Musica, tecnologia ed immagini, infatti, sono gli strumenti che danno vita all’arte di questo collettivo.

Nato a Milano nel 1982 dall’unione di Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi, questo laboratorio di ricerca artistica, fin dall’inizio, aveva una spiccata attitudine alla sperimentazione con nuove tecnologie. Dalla narrazione video, all’integrazione dell’immagine elettronica con l’ambiente fisico, per dar vita ad un teatro in cui gli spettatori sono attori, ed i corpi le macchine. L’opera non è mai la stessa, cambia sempre e comunque, diventa storia di chi la vive, dipende da voi.

Anche il museo non è più lo stesso, non è fatto di sale che racchiudono opere, ma di Ambienti Sensibili, 14 per la precisione. Al loro interno vivono diversi personaggi. Il primo è un nuotatore, anzi, Il Nuotatore. “Videoambiente” realizzato nel 1984 all’interno di Palazzo Fortuny, Venezia, vede la nascita di un concetto: il video dialoga con lo spazio aprendolo a una nuova forma di narrazione. 12 televisori più 1, sono attraversati dalle bracciate di un nuotatore, che si sposta da uno schermo all’altro instancabilmente. Immerso in una luce blu, il nuotatore, compie cento microeventi (una palla che cade, un’àncora che affonda…) che si inseriscono nella scena principale, seppur relegati nei singoli schermi. Di fronte a questa alternanza di eventi, lo spettatore è chiamato non ad assistere a una narrazione, ma diviene partecipe dell’evento che si svolge in quell’istante e che non sarà mai uguale a se stesso.

Dalla piscina alla natura, Il Giardino delle cose è un altro “Videoambiente” risalente al 1992. Esposto a Milano, per la Triennale, XVIII Esposizione Internazionale, esplora un contrasto, di colore e di vita. Un blu cobalto si impone sui toni scuri della stanza. Nei video, filtrate dal
dispositivo agli infrarossi, compaiono le silhouette bianche di alcune mani; toccano oggetti che si svelano un po’ alla volta, attraverso la manipolazione. È il calore delle mani a trasferirsi su di loro, rendendoli visibili. Toccare per vedere.

Tavoli, invece, è un vero e proprio Ambiente Sensibile del 1995 (Milano, Triennale, Oltre il Villaggio Globale). Qui, si trovano tre tavoli e sei figure pressoché immobili: una donna distesa, una mosca ronza sul tavolo, una goccia d’acqua cade ossessivamente su una ciotola. Questa sensazione di calma apparente viene bruscamente interrotta quando qualcuno tocca l’immagine: essa reagisce, si attiva, sviluppa una piccola parte della sua storia. E’ il passaggio dell’immagine da semplice oggetto di contemplazione a esperienza interattiva che spinge lo spettatore al dialogo.

Il rumore degli spett-attori, il suono delle installazioni, la musica, accompagnano sempre l’opera di Studio Azzurro. Ma la canzone diventa davvero protagonista ne I Tarocchi, omaggio a Fabrizio de André, video installazione realizzata originariamente per la grande mostra sull’artista allestita a Genova e poi richiesta in altre città italiane. La musica va, le carte ruotano, e i personaggi del cantante, per qualche istante, prendono vita.

Si parla di persone, dunque, ma anche di luoghi come nella video installazione Rive-lazioni Mediterraneo, La Siria. Qui, 8 colonne scandiscono 6 grandi teli da proiezione, parzialmente stampati con materiale grafico progettuale. E’ la tappa siriana (realizzata nel 2010) a rappresentare la sintesi delle sette tappe toccate in quindici anni di viaggi sulle coste e nel primo entroterra del Mare Mediterraneo, in un’esplorazione incantata e appassionata dei territori che custodiscono la matrice della nostra civiltà.

Da un Ambiente Sensibile ad un’altro, si conclude il più imponente di tutti, Miracolo a Milano, un’opera inedita e progettata appositamente per la Sala delle Cariatidi. Per renderla un luogo di narrazione e di partecipazione. E’ un grande affresco virtuale ispirato alla scena finale del film di Vittorio De Sica Miracolo a Milano. L’opera mette in scena una storia sognante, una narrazione che rappresenta le povertà e le emarginazioni vecchie e nuove. I personaggi, videoproiettati, si inseriscono tra gli affreschi e le sinopie, per coinvolgere l’intero spazio circostante. È un ambiente sensibile, popolato di figure che portano con sé storie mai dette, fluttuando sopra lo spettatore e costringendolo a sollevare il proprio sguardo verso l’alto.

Foto Credits Blogo: Camilla Di Iorgi

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ultimo aggiornamento: 21-07-2016