In occasione della Milano Design Week 2016, abbiamo incontrato ed intervistato Raffaella Mangiarotti Designer e Art Director di Serralunga, che ci ha parlato a lungo dell’azienda, delle novità presentate al Salone del Mobile e ovviamente di design.

Ci racconta la storia dell’azienda?

“Serralunga ha una storia lunga e ricca che inizia nel 1825, costellata da invenzioni di prodotto e di processo, ma anche da situazioni di prestigio uniche quali l’esser stata parte della giuria della Prima Esposizione Universale a Parigi nel 1900. 250 anni fa la plastica non esisteva quindi si occupava delle Protoplatiche – come l’ebanite, la celluloide, la caseina, la bakelite e le resine urea-formaldeide – fino ai recenti tecnopolimeri. Serralunga inventava il primo vaso ad entrare in un museo, il primo vaso luminoso, il primo vaso oversize, ma anche adottava per primo in Europa il processo rotazionale non per fare serbatoi ma per applicarlo agli oggetti di arredo.”

Quali sono le novità che avete presentato al Salone del Mobile 2016?

“La selezione dei nuovi prodotti ha visto un nuovo divano e poltrona, una lounge chair, un tavolino basso, uno sgabello, una sedia con tavolo. La poltrona e il divano sono disegnati da Christophe Pillet che é un designer che ormai fa parte della storia di Serralunga e ne conosce perfettamente il codice linguistico ed espressivo. Un divano dalle proporzioni contenute e sobrie e dalle linee estremamente eleganti. Un altro oggetto interessante é il tavolino di Gart Roberts, un designer canadese giovane e di talento che ha disegnato un oggetto iconico dalle linee fortemente riconoscibili. Un tavolino piccolo ma molto espressivo, trasversale, da esterni e interni, giocoso e ironico. Giacobone disegna invece per Serralunga una sedia dalle linee fluide e morbide che sembra l’espressione materiale dell’accoglienza e del comfort. Infine la mia poltroncina. Ho voluto introdurre una sedia bassa che fosse connotata da una forma particolarmente generosa e comoda nonostante le sue dimensioni complessive generalmente contenute. È in sedia per esterni dalla presenza discreta, adatta ad essere moltiplicata e replicata senza apparire eccessiva.”

La forza di un brand come SERRALUNGA?

“Serralunga è un’azienda che è da sempre connotata da innovazione, eleganza, e da una presenza scultorea in grado di modificare la qualità percepita di ambienti esterni. Un prodotto in grado di arricchire e riqualificare esterni inespressivi.”

Il primo oggetto di design che ha comprato?

“Una piccola lampada da tavolo di Starck e la sedia Silver di Magistretti.”

Come si sposano oggi a suo avviso creatività e commercio?

“Non è facile “sposare” creatività e commercio ma è l’ambizione prima di un’azienda. Quando faccio la direzione creativa la mia attenzione è lì… Cerco di stare attenta all’identità aziendale, cogliendo quei progetti che rafforzino Serralunga a livello di brand nei suoi specifici valori e che anche riescano ad essere commerciali. Con il tempo si sviluppa la capacità di capire quando un prodotto funziona sui mercati. Anche se c’è sempre un margine di dubbio. Poi ci sono i lavori che chiamo di “piccola cucina”. Spesso facendo art direction lasci i lavori più importanti agli altri designer e tu fai i lavori più di “completamento”. Ricicli stampi vecchi e ne fai prodotti nuovi, cambi i colori e rinnovi i prodotti, in pratica cerchi di fare piccoli cambiamenti che aiutano a rinfrescare l’immagine, che costano poco all’azienda in termini di risorse ma servono molto.”

(provocazione): Il design potrebbe diventare mai un fenomeno globale come la moda (o lo è già)?

“Lo è già un po anche se con fatturati e risorse molto contenute. Le logiche per certi versi sono più simili. Spesso i prodotti nuovi sono presentati al salone e poi non vengono prodotti, sono per la sfilata, oppure rimangono sul mercato poco proprio come nel settore moda. Spesso sono prototipi presentati, raccontati, anche con una certa risonanza ma si sa già che non diventeranno mai parte della produzione vera. In questi giorni del salone e sopratutto di fuori salone si vedono belle atmosfere e begli allestimenti spesso intorno a prodotti inconsistenti, spesso copie di prodotti già fatti, già visti, ma appartenenti semplicemente a nuove storie. Il dubbio è che si progettino,ove addirittura non si usino e basta straordinari contesti, per esporre prodotti in cerca di identità.”

A quali nuovi bisogni cerca di rispondere oggi il design?

“C’è molta auto rappresentazione, dove dovrebbe esserci più ricerca. Anche se ci sono designer che lavorano sempre con costanza e serietà sulla ricerca. Bravi.”

Una delle sfide di maggiore attualità per un progettista é quella della compatibilità ecologica. Ritiene che sia un elemento tenuto in sufficiente considerazione?

“Dovrebbe esserlo. Io mi sono occupata per diversi anni di progettazione ambientale. Ho un dottorato alle spalle su questo tema e ho lavorato in Germania e in Svezia su progetti di ricerca ambientali con l’idea allora di poter modificare completamente la progettazione dei prodotti. È stata per certi versi un’occasione persa. Gli aspetti economici che sono connessi alla questione ambientale e che generalmente implicano un aumento dei costi del prodotto, almeno in una prima fase, hanno limitato l’applicazione dei requisiti ambientali. Solo le leggi e le normative possono definire dei nuovi scenari.”

Qualità è sinonimo di longevità?

“La longevità è una espressione di qualità ma anche di ecologia.”

Cosa significa per lei design?

“Esprimere il tempo e la cultura consumando meno risorse possibili.”

Ci segnala un giovane designer da tenere d’occhio?

“Sono tanti e tanti bravi. Recentemente guardavo il lavoro di Faccin che trovo molto originale e poetico.”

E un maestro da non scordare?

“I miei riferimenti sono tanti. In questo momento,in cui sto facendo anche architettura e interno, sto rileggendo con attenzione Carlo Scarpa. Amo il dettagli con cui disegnava.”

In che modo i social network e i blog stanno cambiando il design?

“Nei tempi sopratutto. La comunicazione non è più basata su una critica del progetto ma più su uno zapping veloce di immagini sceniche e di buono styling.”

Come vede il futuro del design?

“Roseo ma cangiante.”

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ultimo aggiornamento: 20-04-2016