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Bartoli Design è uno dei brand più interessanti del panorama nazionale, perché in grado di proporre soluzioni semplici ed efficaci per le case di oggi. Il brand è nato alla fine degli anni Novanta, quando Anna, Paolo e Carlo Bartoli hanno iniziato a firmare insieme i progetti, diventando poi studio associato nel 2007. Ma la storia ha inizio prima, quando Carlo Bartoli ha aperto il suo primo studio di architettura dopo la laurea al Politecnico di Milano e dopo aver imparato da alcuni maestri del design italiano come Luigi Caccia Dominioni, Luciano Baldessari e Marcello Nizzoli.

L’interesse per il design si fa presto strada e cominciano le grandi collaborazioni e i prodotti storici del marchio, come la poltrona Gaia per Arflex e la sedia 4875 per Kartell, la prima realizzata interamente in polipropilene. In seguito, grazie alla creatività dei figli Anna e Paolo, il brand ha potuto sviluppare la propria filosofia in progetti che hanno fatto la storia.

Abbiamo voluto intervistare i tre architetti, per capire come nascono e quali sono le caratteristiche fondamentali dei prodotti firmati Bartoli Design.

Se doveste utilizzare 3 aggettivi per descrivere il vostro lavoro, quali usereste?

Come primo aggettivo sceglieremmo “sincero”: perché ci piace essere trasparenti nel significato e nelle motivazioni del progetto; come secondo “variegato”, in riferimento alle filosofie molto differenti dei nostri clienti che interpretiamo ma non uniformiamo; terzo “stimolante”, perché nel nostro lavoro siamo portati ad imparare e ad aggiornarci continuamente.

Qual è il progetto che avete nel cuore, quello che non dimenticherete mai?

Siamo affezionati a molti progetti; succede spesso che la progettazione duri anni, quindi diventano parte della nostra vita. In questo momento teniamo particolarmente alla la 1085 Edition, la recentissima sedia che abbiamo progettato per Kristalia, dove abbiamo provato a dare nuovo significato al design di una sedia, un tema percorso migliaia e migliaia di volte. L’uso che abbiamo fatto del cuoio Presot ad altissimo spessore, un materiale con una lunga tradizione ma impiegato solo nella calzatura, dà uno speciale pathos a questo oggetto. E’ infatti pensato per diventare parte della vita dell’utilizzatore ed accompagnarlo diciamo per sempre, acquistando negli anni la patina del tempo, diventando così più bello e interessante; l’opposto di un prodotto usa e getta.

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E c’è una cosa che ancora non avete progettato che vorreste realizzare?

Ci interesserebbe progettare un modulo abitativo minimo che chiunque possa assemblare, anche in posti remoti senza infrastrutture, che possa servire in momenti di emergenza per dare un riparo sicuro ma anche in situazioni di normalità, per vivere accontentandosi dell’essenziale. Parlando di prodotti, ci interesserebbe molto lavorare su prodotti per l’aria aperta: sistemi di contenitori per il verde e prodotti per illuminazione outdoor, magari indipendenti e trasportabili.

Quanto conta la semplicità d’uso dei vostri progetti?

E’ fondamentale; non ci è mai capitato di progettare un oggetto difficile da usare. Magari difficile da realizzare, ma semplice quando arriva nelle mani dell’utilizzatore. E anche semplice da leggere nelle sue forme; le forme hanno un loro linguaggio e significato.

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Come nasce un’idea in casa Bartoli Design?

Il momento dell’ideazione è per noi un momento di sintesi. La genesi di un’idea veramente efficace dall’esterno potrebbe sembrare un’illuminazione; in realtà è un distillato di esperienze e di intuizioni. Si parte dal nostro background, uno “sfondo” dove sedimentano le diverse esperienze culturali e tecnologiche che è inevitabile riversare anche nei nuovi progetti. La moltitudine di aspetti che dobbiamo tenere in considerazione nel nuovo design, sommati all’intuizione dell’innovazione che vogliamo introdurre, vengono filtrati dal background del designer e del nostro committente. Spesso l’idea nasce da uno ma il progetto si sviluppa in team. In studio discutiamo ripetutamente per mettere a fuoco le idee, le smontiamo e le rimontiamo fino focalizzare la soluzione che ci sembra la più efficace. Dal punto di vista pratico c’è un momento di meditazione, poi gli appunti a schizzo che fermano l’idea, la realizzazione di modelli fisici che ci aiutano a metterla a fuoco e lo sviluppo tecnico con la modellazione 3D e disegni tecnici bidimensionali che sono utili per definire i dettagli.

Secondo voi quali sono i 5 progetti che avete realizzato che non dovrebbero mancare in una casa moderna

Scegliamo alcuni prodotti del nostro passato recente ed alcune novità:

– per il terrazzo o il giardino, un classico, le poltroncine Breeze di Segis, in alluminio e plastica, indistruttibili.

– all’ingresso un pezzo iconico: il divanetto Tube, di Rossi di Albizzate, perché è confortevole e allegro quando si entra in casa.

– un contenitore della famiglia Stars, di Laurameroni, rivestito in lastre di metallo che creano un gioco optical, perché sono pezzi assoluti nella forma ma trasversali nella collocabilità, possono amalgamarsi con lo spirito di qualsiasi abitazione (grazie alle proprietà riflettenti dell’acciaio inox lucido o alle opzioni più calde del rame o dell’ottone spazzolato e brunito).

– un tavolo Octa nero di Bonaldo, che diventa facilmente il fulcro della zona giorno. Nonostante la sua forma scultorea ha un prezzo contenuto.

– una sedia 1085 di Kristalia per l’angolo più intimo: è un oggetto del cuore, da conservare per sempre; il cuoio di forte spessore che la caratterizza assumerà una bellissima patina nel tempo.

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ultimo aggiornamento: 05-10-2015